venerdì 25 agosto 2017

Ricordi, mestieri dimenticati e libere interpretazioni - I miei burattini da dita


La prima volta che ho assistito ad uno spettacolo di burattini è stata nella Casa di Pulcinella di Bari. Ero lì di passaggio insieme alla compagna universitaria, coinquilina nonché amica che mi ha fatto conoscere il teatro di figura.
Era in corso uno spettacolo per scolaresche e, nonostante non fossimo al Granteatrino per assistere alla rappresentazione, è stato inevitabile sbirciare dietro il tendone ed essere rapite dallo spazio scenico, dai movimenti, dalle voci, dalle luci.

La prima volta che ho tenuto tra le mani un burattino è stata durante la seduta di laurea della stessa compagna universitaria, coinquilina, nonché amica che mi ha fatto conoscere il mondo dei burattini e dei burattinai.
Una giornata ricca di emozioni: la prima della casa a laurearsi, il frutto di un lungo lavoro, la passione, la soddisfazione e poi lui, Federico, a fare capolino tra le prime panche dell'aula.

Ma che domande ragazzi!
Che cosa c'è di strano?
Sì, un burattino in un'aula universitaria.
D'altronde era lui il protagonista!
Lui era la tesi.

Non voglio ora dilungarmi sulla valenza educativa del burattino, sulla sua componente animistica, sui meccanismi di identificazione e proiezione che esso attiva ... Voglio semplicemente condividere un periodo della mia vita, uno di quei momenti che sembrano non appartenere al passato, che restano quasi sospesi e che continuano a vivere in ciò che siamo diventati.
Per questo, sfoglio insieme a voi un vecchio libro risalente a quegli anni, lascio che riaffiorino i ricordi e provo la stessa ammirazione di allora per chi si dedica al mestiere di burattinaio. Un mestiere dimenticato e spesso screditato, mal compreso. Un mestiere che non si improvvisa, ma che richiede dedizione, molteplici competenze (capacità attoriale, drammaturgica, artigianale, registica), anni di studi e tanta, tanta esperienza.


A dire il vero, ho tra le mani quel libro già da un po' e ... sfoglia oggi, sfoglia domani - da persona curiosa che sono - ho desiderato provare e sperimentare.
Così, senza la pretesa di costruire un buratto professionale, mi sono lanciata in una libera interpretazione ed ho realizzato qualcosa di più semplice.


Da un bozzetto di base e strati di pannolenci, da un tessuto colorato e qualche ritaglio, sono nati i miei primi burattini da dita e la loro comoda custodia.


Un maiale, una mucca, una gallina, un'oca, una pecora ed un cavallo sono colorati compagni di gioco da muovere e animare con le dita: potenziali protagonisti di grandi avventure.


Solitamente le mie creazioni sono pezzi unici, ma questa volta mi sono divertita talmente tanto che ho messo su una vera e propria fattoria degli animali! E già penso a quali altri soggetti e ambientazioni potrei realizzare.


Sull'onda di questa travolgente ispirazione, vi saluto amici creativi e vi do appuntamento al prossimo progetto.

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Oh, che sbadata!
Vi state chiedendo che fine ha fatto Federico, vero?
Beh, nonostante gli anni trascorsi, è in perfetta forma e continua a regalare emozioni al suo piccolo pubblico.
Dove?
La sua casa è Nutrimente, l'associazione culturale della compagna universitaria, coinquilina, nonché amica con cui piacevolmente condivido ricordi sospesi nel tempo.











venerdì 4 agosto 2017

Un ippopotamo, un lungo viaggio e una missione


Nel post che ha dato il via al mio blog, mi presentavo a tutti voi come una zia.
Ebbene, non potevo scegliere appellativo migliore!
I tre nipotini di quel lontano aprile 2015 sono cresciuti, da poco sono diventati quattro e ben presto saranno cinque.
Non posso prevedere quali grandi avventure riserverà loro il futuro, ma di una cosa sono certa: saranno sempre le mie piccole muse ispiratrici.


Che vi dicevo?
Sì, sono in grado di accendere fiammelle ancor prima di nascere.


Un pensiero, un'emozione, il desiderio di condividere e partecipare ... basta un attimo per essere rapiti dall'ispirazione e, a quel punto, non si può far altro che creare.
Solo che, se certe muse ispirano poesie, opere d'arte o splendide canzoni, la mia - che non si prende mai troppo sul serio - mi ha suggerito un personaggio buffo e una missione: un ippopotamo a pois pronto ad affrontare un lungo viaggio per portare una carezza ad un pancione.



Il risultato?
Un fiocco nascita, come sempre fuori dagli schemi: un morbido faccione, due grandi zampe e il nome della nipotina che sta per arrivare.


E adesso che l'inviato speciale è arrivato a destinazione compiendo con successo la sua missione ... adesso che cosa si fa?


Beh, adesso conviene scegliere una posizione comoda, quella che più aggrada: con la testa in giù, con i piedi in su ... l'importante è che sia comoda.
Perché? 
Perché restiamo così, pazientemente sospesi, in attesa del prossimo slancio creativo.
E quello sì, sarà una meraviglia.




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